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Orario
17:30
Museo Novecento
Mercoledì 11 novembre ore 17.30
“La ricotta” di Pasolini: un film maledetto?
Incontro con Francesco Galluzzi e proiezione del film
Introduce Marino Demata, Rive Gauche-ArteCinema
La ricotta è un film breve di Pasolini, parte del film ad episodi ROGOPAG (dai nomi dei registi dei quattro episodi: Roberto Rossellini, Jean-Luc Godard, Pier Paolo Pasolini, Ugo Gregoretti). Il film fu al centro di una clamorosa vicenda giudiziaria che si concluse con la condanna del regista a quattro mesi di reclusione con la condizionale per “vilipendio alla religione di Stato” e con il sequestro dell’opera. L’intera vicenda si chiuse con l’assoluzione in appello nel maggio 1964 perché il fatto non costituiva reato. La ricotta è la storia di un tentativo di girare un film sulla vita di Cristo. L’originalità di Pasolini consiste nell’accostare e giustapporre in maniera spesso volutamente stridente e dissacrante due piani di narrazione: da un lato le squallide vicende della troupe, la pletora di comparse affamate (primo tra tutti il ladrone buono dal nome assai significativo Stracci) e gli attori con i loro capricci spesso grotteschi, dall’altro le scene sulla passione di Cristo, dove Pasolini cerca di riprodurre in un tableau vivant le deposizioni di Pontormo e Rosso Fiorentino. Lo stacco tra i due piani narrativi è ottenuto tramite l’uso del bianco e nero per le scene del set e del colore per quelle sulla Passione. Si tratta di un attacco frontale al mondo borghese, sostanziato anche dalle parole di Orson Welles che nel film interpreta il regista intervistato da un giornalista: l’uomo medio “è un mostro, un pericoloso delinquente, conformista, razzista, schiavista, qualunquista…”.
La proiezione del film sarà introdotta da Marino Demata, Presidente di Rive Gauche-ArteCinema. Al termine della proiezione Francesco Galluzzi si soffermerà sul rapporto tra la filmografia di Pasolini e la storia dell’arte. I capolavori di Pontormo e Rosso Fiorentino, cui si ispira La ricotta, così come le suggestioni caravaggesche presenti in diversi film (si pensi a Mamma Roma) rappresentano il ricco immaginario di Pasolini, nutrito dalla lezione del maestro Roberto Longhi.
Francesco Galluzzi
storico e critico d’arte, si è occupato a più riprese sulla presenza di rifermenti alle arti visive nell’opera di Pasolini. In particolare, ha pubblicato il volume Pasolini e la pittura (1994). Recentemente ha pubblicato un saggio sul retroterra storico artistico del film nel dossier allegato alla traduzione francese della sceneggiatura di Accattone (2015).
Venerdi 20 novembre ore 17.30
“Appunti per un’Orestiade africana” di Pasolini: un film inaspettato
Incontro con Franco Zabagli e proiezione del film
Introduce Marino Demata, Rive Gauche-ArteCinema
Appunti per un’Orestiade africana è un documentario del 1970 diretto da Pasolini, realizzato con il montaggio del materiale girato in Africa per un film ispirato all’Orestiade di Eschilo. L’opera si inserisce in un progetto più ampio, così descritto da Pasolini: “quel film dovevo girarlo in diversi paesi del Terzo Mondo […] Era quindi una sorta di documentario, di saggio.” Gli Appunti si articolano idealmente in tre parti: un documentario di viaggio in Uganda e Tanzania, un dibattito tra Pasolini e gli studenti Africani dell’Università La Sapienza, il Concerto Jazz di Yvonne Murray e Archie Savage al FolkStudio di Roma. Il filmato fu presentato con successo a Venezia nel settembre del 1973 nell’ambito delle Giornate del cinema italiano. Secondo Alberto Moravia il film “[…] è uno dei più belli di Pasolini. Mai convenzionale, mai pittoresco, il documentario ci mostra un’Africa autentica, per niente esotica e perciò tanto più misteriosa del mistero proprio dell’esistenza, coi suoi vasti paesaggi da preistoria, i suoi miseri villaggi abitati da un’umanità contadina e primitiva, le sue due o tre città modernissime già industriali e proletarie. Pasolini ‘sente’ l’Africa nera con la stessa simpatia poetica e originale con la quale a suo tempo ha sentito le borgate e il sottoproletariato romano”.
La proiezione sarà introdotta da Franco Zabagli con Marino Demata.
Franco Zabagli
lavora presso il Gabinetto Vieusseux di Firenze, dove per diversi anni ha curato l’archivio dei manoscritti di Pier Paolo Pasolini. Filologo e studioso di letteratura italiana, ha scritto numerosi saggi; in particolare su Leopardi, Pascoli, Montale, Pasolini, pubblicati su “Paragone”, “Nuovi Argomenti”, “Il Ponte” e altre riviste. Ha lavorato all’edizione completa degli scritti cinematografici di Pier Paolo Pasolini nei “Meridiani” Mondadori e, sempre per Mondadori, al volume delle Lettere a Clizia di Eugenio Montale. Da alcuni anni si dedica al disegno, alla calligrafia, al collage. Ha esposto i suoi lavori nelle mostre Sedimenti e strappi (Firenze, Libreria Babele, ottobre 2011), e Papiers trouvés (Firenze, Galleria Immaginaria, aprile-maggio 2015).
Marino Demata
già docente di filosofia, è Presidente dell’associazione Rive Gauche – ArteCinema per la quale organizza eventi, convegni e cicli di proiezioni. Autore del saggio Il destino nel cinema e nella realtà, in Lo sguardo critico per la rivista “Nuovo Fedic Notizie”, sta lavorando alla pubblicazione del romanzo I due soli, storia di un affermato regista in crisi creativa, e a un ampio saggio sui film sognati e mai realizzati da parte dei più importanti registi di tutto il mondo.
Associazione di cultura cinematografica e arte, Rive Gauche-ArteCinema opera a Firenze dove ha curato numerose rassegne e proiezioni tra cui quelle legate al Nuovo Cinema Latino-Americano, al cinema turco, a Xavier Dolan e al mondo orientale. Nel 2014 ha organizzato in collaborazione con l’Università di Firenze una giornata di studio per il 50° anniversario de “Il Vangelo secondo Matteo” di Pasolini. Attualmente sta curando una rassegna di film sperimentali.