30 Nov 2016

Il romanzo nell’epoca fascista e l’incredibile caso di Guido Da Verona  

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Quando e dove

30Novembre 2016

Orario

17:30

Museo Novecento

Ingresso libero fino ad esaurimento posti

Presentazione a cura di Andrea Pellegrini 

Negli anni della Belle Époque e del Fascismo, il più conosciuto e il più venduto degli scrittori italiani, con ventiquattro romanzi all’attivo e superando i due milioni di copie, fu Guido da Verona. Ebreo e fascista sui generis, questo scrittore nato a Saliceto sul Panaro nel 1881 sarebbe stato presto ostracizzato dalla critica letteraria e dopo tante stroncature dimenticato al punto da scomparire. Lo scenario culturale, presto adombrato dal regime di Mussolini, privilegiava la prosa d’arte, fra le egemonie dei calligrafismi rondisti, rispetto al romanzo, considerato un genere corrivo e di mere finzioni. Oltre a quello d’autore, più raro e poco remunerativo, quel tempo vide fiorire il romanzo di consumo. Fra i numerosi scrittori di questo nuovo genere, Guido da Verona fu certamente il più conosciuto, in gara con la letteratura elitaria e così, presto, bersaglio della critica ufficiale che mai smise anche per questo di screditarlo. Visionario e in anticipo sui tempi, amò il cinematografo e fu anticlericale, antiborghese, antitradizionalista, contro la pena di morte, contro il matrimonio e per il divorzio in tempi di Concordato. Fu fascista, malgrado tanti antifascismi di sottofondo, ed ebbe cani di ogni razza, cavalli da corsa e modi più che eleganti esibiti su tutte le pagine dei rotocalchi italiani come un divo hollywoodiano. Una parodia sui Promessi sposi, da lui scritta e pubblicata nel 1929, corrispose con la sua fine. Morto in circostanze poco chiare nel 1939, Guido da Verona è scomparso poi definitivamente dalle cronache e da ogni nostra memoria. 

La conferenza coinciderà con la presentazione ufficiale di un libro che apre la nuova collana editoriale Occhio di bue – Un faro puntato sulle opere in ombra dei grandi autori della letteratura italiana – curata dal relatore dott. Andrea Pellegrini e dal dott. Michele Rossi, e che custodisce un frammento lirico mai ripubblicato di Guido da Verona tratto dal Libro del mio sogno errante del 1919:  Guido Da Verona, La Storia del mio funerale, con un saggio introduttivo di Andrea Pellegrini, Arezzo, Helicon, 2016. 

Andrea Pellegrini (Lucca 1971), Dottore di Ricerca in Letteratura Italiana presso l’Università degli Studi di Firenze, critico letterario e autore di alcuni romanzi come Lettera dalla Norvegia (Fara, 2006) e Come una madre (Joker, 2008), ha vinto il Premio Firenze – Fiorino d’Argento 2014 con il saggio dal titolo La seduzione del classico negli anni del moderno – cultura e arte italiana dal 1914 al 1920 (Helicon, 2014). 

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