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Museo Novecento
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Le sale al primo piano del Museo Novecento ospitano l’installazione video Ho paura di disegnare mia madre della giovane artista Oleksandra Horobets (Starokostianteniv, Ucraina, 1997), progetto a cura di Sergio Risaliti e Stefania Rispoli.
L’opera nasce a partire da un breve documentario in 16 mm girato nel 1984 in un orfanotrofio di Kharkiv in Ucraina, ritrovato dall’artista per caso nel gennaio del 2022. Horobets interviene sul footage originale del film aggiungendo disegni animati e porzioni di racconti che attingono alla memoria infantile, modifica il sonoro rimuovendo quasi totalmente l’audio e preservando solo il parlato in ucraino.
Ho paura di disegnare mia madre è un lavoro sulla memoria e sul complesso processo che le mente mette in atto nel rielaborare i ricordi, mescolando sensazioni e piani di realtà differenti, manipolando e traducendo, come avviene nel gioco. Ma è anche un lavoro sulle potenzialità specifiche delle immagini in quanto tali – artistiche, fotografiche, cinematografiche – e sul legame tra rappresentazione e potere. La proiezione del film è accompagnata dall’esposizione di disegni, racconti e documenti che ci proiettano all’interno di una di cabina di montaggio, dove le parole dell’artista si interrogano sulle relazioni familiari e sui legami affettivi. Allargando le maglie fitte della Storia possono emergere racconti soggettivi e personali, fatti di ricordi, di traumi e di domande sospese a cui è difficile dare risposta. Con un senso surreale e quasi amaro, che accompagna molti suoi lavori, Horobets esplora questioni legate alla memoria, al gioco, alla devianza, all’ansia e alle dinamiche di potere e conflitto che ne possono derivare.
Oleksandra Horobets
Nata e cresciuta a Starokostianteniv in Ucraina, Oleksandra Horobets si trasferisce in Italia nel 2009, all’età di dodici anni, per ricongiungersi con la madre. Studia prima Cinema e Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli e poi Grafica e Editoria per la Fotografia all’ISIA di Urbino. La sua attuale ricerca si lega all’esplorazione della memoria attraverso il gioco, la manipolazione, la traduzione e la decontestualizzazione dei ricordi, un archivio in progress incentrato sulle attività umane, una risposta spontanea a ciò che accade e la circonda.