25 Maggio 2018

Si conclude la prima fase di rilancio del Museo Novecento

Presentato il riallestimento della collezione permanente Alberto Della Ragione insieme a tre nuovi progetti espositivi temporanei.

Arriva a nove il numero di mostre attualmente in corso.

Si è conclusa la metamorfosi del Museo Novecento che – dopo aver presentato lo scorso aprile un importante corpus di progetti espositivi temporanei e di installazioni permanenti – riapre al pubblico, nella sua nuova veste, anche la collezione permanente Alberto Della Ragione. Completamente riaccessibile dunque l’intera superficie del Museo, che dopo aver aperto al pubblico il piano terra e il primo piano, in questa seconda tranche, rimette a disposizione dei visitatori anche il secondo piano e l’altana.

Il piano di valorizzazione organizzato da Mus.e e fortemente voluto dal direttore artistico del museo Sergio Risaliti, prevedeva infatti da una parte il potenziamento della programmazione espositiva e l’alternanza di mostre e dei progetti temporanei, dall’altra la riorganizzazione degli allestimenti delle collezioni permanenti negli spazi originari, in modo da permettere una fruizione a rotazione del patrimonio.

Nove le sezioni in cui è stata suddivisa la collezione Della Ragione nel suo nuovo assetto, al secondo piano del Museo Novecento: PaesaggiNatura MortaL’artista e il suo mondoVolti. RitrattiCavalleriaPittura scolpita e scultura dipintaNudoGesti. Pose Sospese e Teatrini, ciascuna delle quali racchiude una selezione delle opere – ripensata secondo un criterio di scansione cronologica ed esposizione tematica – donate dall’ingegnere e collezionista Alberto Della Ragione al Comune di Firenze nel 1970. Insieme alla collezione, ritrova degna collocazione, nell’altana del complesso, il Lascito Ottone Rosai.

Aprono inoltre al pubblico una serie di progetti temporanei che vanno ad aggiungersi ai cinque inaugurati il 21 aprile insieme alle installazioni permanenti che hanno “preso casa” sulla facciata dell’ex complesso delle Leopoldine e all’interno del chiostro. Vanno dunque ad integrare le mostre già in corso (“Il disegno dello scultore”, “Paradigma: il Tavolo dell’architetto: Mario Cucinella”, “Ulla von Brandenburg: Di un sole dorato”, “Il corpo è un indumento sacro”, “Il Buio. Ai margini della visione”) i progetti “Solo. Emilio Vedova” (25 maggio – 6 settembre), che vede al centro i lavori dell’artista veneziano appartenenti alle collezioni civiche fiorentine insieme ad una selezione di opere provenienti da altre collezioni pubbliche e private, “Tutto è natura. Luciana Majoni”(25 maggio – 6 settembre) dedicato alle fotografie dell’artista, oltre all’installazione relazionale di Massimo Nannucci (25 maggio – 6 settembre), che vede protagonisti una selezione di tappeti kilim messi a disposizione da Boralevi, e all’anteprima della mostra “Eliseo Mattiacci. Gong” (25 maggio – 14 ottobre), che aprirà i battenti al Forte Belvedere il 1° giugno.

La collezione Alberto Della Ragione 

Con un taglio trasversale, il nuovo allestimento all’interno del Museo Novecento intende soffermarsi su alcuni aspetti fondamentali dell’arte italiana della prima metà del Novecento, delineando e approfondendo motivi e tematiche ricorrenti all’interno della raccolta donata dall’ingegnere Della Ragione alla città di Firenze nel 1970, e mettendo in luce inedite connessioni.

Quali sono gli interessi e il gusto di un collezionista come Alberto Della Ragione? Quali i temi, i soggetti, gli stili che orientano le sue scelte? Mecenate coraggioso, Della Ragione si dedica all’arte dalla fine degli anni Venti, quando, ancora diffidente nei confronti della produzione del suo tempo, acquista le prime opere ottocentesche. L’incontro con l’arte del Novecento viene suggellato dalla visita alla Quadriennale romana del 1931. Rispondendo all’istanza etica “di non passare ad occhi chiusi tra l’arte del proprio tempo, ma di dare all’opera dell’artista vivente il legittimo conforto di una tempestiva comprensione”, inizia ad offrire il proprio supporto ad artisti giovani, spesso trascurati dal mercato e dalla critica ufficiale del Regime. Da allora la sua collezione d’arte contemporanea, che già negli anni Quaranta era una delle più grandi esistenti in Italia, cresce progressivamente.

Nove le sezioni in cui Sergio Risaliti, in collaborazione con Eva Francioli, Francesca Neri e Stefania Rispoli, ha scelto di suddividere il nuovo allestimento al Museo Novecento, cadenzando il percorso su generi e temi, in modo da facilitare il visitatore nella scoperta e nella comprensione di questo importante lascito.

Nella Natura Morta, genere che gode di un certo successo anche nella pittura italiana del ventesimo secolo, si trovano la magia sottesa alla pittura di Antonio Donghi e l’asciutta essenzialità di Felice Casorati, i rimandi ad esperienze personali e autobiografiche, contenuti in numerose nature morte di Mario Mafai e Renato Guttuso, che si confrontano con Giorgio Morandi e Corrado Cagli.

Il Paesaggio è rappresentato all’interno della collezione grazie ad una significativa campionatura di vedute. Un viaggio nella varietà del paesaggio italiano, che vive dei contrasti tra l’asprezza delle vette montuose celebrate da Mario Sironi e le piatte marine di Carlo Carrà, e passa attraverso l’intimità dello spazio chiuso rappresentato da Antonio Donghi e i morbidi profili collinari decantati da Renato Birolli, Bruno Cassinari, Osvaldo Licini, Giorgio Morandi e Ottone Rosai. Ai paesaggi più intimi e familiari si affianca il rarefatto omaggio all’essenzialità quasi astratta del mare di Virgilio Guidi.

L’Artista e il suo mondo offre uno speciale invito ad entrare in contatto con il pittore e i suoi strumenti: dallo studio del pittore di Mario Sironi, fino ai lavori di Filippo de Pisis, Felice Casorati e Carlo Levi. La consapevolezza della propria immagine e il bisogno di ricordare e di essere ricordati si intrecciano nella pratica del ritratto, così 

Volti. Ritratti, aperta dall’autoritratto di Mario Mafai, regala un excursus che va dall’intenso confronto tra l’idealizzante preziosità di Antonietta Raphael, all’asciutto naturalismo di Marino Marini e Giacomo Manzù. Allo stesso modo, la pittura scabra e arcaizzante di Massimo Campigli convive con le pennellate di Francesco Menzio, oltre che con la sintetica pittura di Virgilio Guidi e il purismo novecentista di Pompeo Borra.

La sezione Cavalleria vede artisti come Fortunato Depero, Marino Marini e Lucio Fontana impegnati nel confronto con un tema caro alla tradizione figurativa, il cavallo, declinato secondo diversi linguaggi e sensibilità, mentre Pittura scolpita e scultura dipinta celebra quelle opere che rappresentano la fusione tra pittura e scultura, spesso portando con sé una dissolvenza del soggetto nel movimento irregolare della forma. I lavori di Corrado Cagli, Giuseppe Migneco, Carlo Levi, ma anche Ennio Morlotti, il cui espressionismo si traduce in un tratto denso e aggrumato, sono esempi di questa pittura materica, in confronto con le ceramiche pastose di Lucio Fontana. Lo studio e la raffigurazione del corpo umano sono una costante della storia dell’arte. Sebbene per molti secoli il nudo maschile abbia avuto un ruolo preponderante, in epoca moderna è soprattutto il corpo femminile ad essere al centro dell’indagine pittorica e scultorea

E allora in Nudi. L’universo femminile, non potevano mancare le opere di Felice Casorati e Arturo Martini, Mario Mafai, Marino Marini e Mario Sironi. 

Gesti. Pose sospese, è la sezione che racchiude invece attimi celati dietro un’attesa, un momento di quiete o di agitazione, ma anche istanti in cui le idee e i propositi cercano un proprio ordine, come ricordato nelle opere di Felice Casorati, Virgilio Guidi, Roberto Melli, Ottone Rosai, Arturo Martini e Marino Marini.

Infine i Teatrini, ovvero oggetti, forme e figure senza nessi apparenti che si dispiegano enigmaticamente all’interno di un dipinto dove nascono composizioni in bilico tra sogno e realtà, in cui ciascun elemento è chiamato a ‘recitare’ un ruolo. Le opere di Renato Paresce e Giuseppe Viviani ne sono un esempio, così come quelle di Giorgio De Chirico, Mario Sironi e Gino Severini o anche quelle dei futuristi Fillia ed Enrico Prampolini.

Collezione permanente

Altana

Nel 1963 un importante corpus di opere di Ottone Rosai viene donato dalla vedova Francesca Fei e dal fratello Oreste al Comune di Firenze. Il lascito si articola attorno ai due nuclei tematici dei ritratti e delle vedute. La serie dei Tondini e degli Amici, realizzate fra gli anni Quaranta e Cinquanta, è dedicata a persone care al pittore: poeti, critici e artisti, tra i quali Piero Bigongiari, Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti, Giorgio De Chirico, che testimoniano il fecondo milieu culturale nel quale Rosai si trova ad operare. A queste si affiancano le vedute della Firenze di Rosai risalenti agli anni 1954 e 1955. Il Museo Novecento intende così rendere omaggio ad un maestro dell’arte toscana del XX secolo, la cui pittura, negli anni della maturità, si caratterizza per un originale dialogo tra aspro realismo e tecnica espressionista.